La Wash Italia di Nereto, in provincia di Teramo, collabora con le migliori case di moda del mondo per effettuare quei trattamenti che rendono ogni capo unico

Per passare dall’essere una piccola lavanderia a gestione familiare a un partner dei più importanti brand di moda del mondo in poco più di vent’anni non bastano la passione e il divertimento per quello che si fa. Servono pazienza, investimenti, dedizione, umiltà. Tutte qualità che Alfredo D’Acchioli e Berardo Lucci, rispettivamente presidente e amministratore delegato e direttore generale dell’azienda, hanno messo in mostra nella gestione della Wash Italia, per essere e rimanere leader del settore.
In cosa consiste il vostro lavoro?

Il nostro lavoro è quello di creare jeans che siano unici, attraverso processi di lavorazione e trattamenti combinati in maniera unica. Lo stilista della casa di moda ha un’idea, noi la sviluppiamo e la mettiamo in pratica. E’ un processo creativo lungo e difficoltoso, si mettono a confronto le rispettive esperienze e visioni e alla fine si arriva a realizzare una collezione in totale collaborazione con i clienti.
Quali sono i trattamenti che vengono realizzati?
Sono di diversi tipi. Si parte dalla resina, un prodotto che può conferire effetti tridimensionali che danno lucentezza e pulizia, per passare allo scraping (o graffiatura), un processo manuale che consente di realizzare le caratteristiche striature. Poi c’è lo stone

washing, effettuato con enzimi al posto della pietra pomice per ottenere un effetto più realistico, il ripping, che consiste nello stramare i tessuti nei punti giusti, il repairs, la riparazione delle stramature e delle usure, i chemical sprays, attraverso cui conferire al capo delle scoloriture utilizzando prodotti speciali. E poi ancora molti altri.
Come decidete quali utilizzare?
E’ come se fosse il nostro menu. In base a quello che ha immaginato lo stilista e all’effetto che vogliamo ottenere scegliamo quali di questi trattamenti combinare per ottenere quello che abbiamo in testa. Proprio per la particolarità di questi procedimenti, molti dei quali vengono

fatti a mano, ogni denim sarà diverso dagli altri, un capo unico. Il jeans è un tessuto speciale, che racconta la storia di chi lo indossa, per questo è così bello e affascinante.
Nonostante le dimensioni dell’azienda e il volume di lavoro, l’azienda sembra mantenere un’impronta artigianale.
Sono proprio le lavorazioni a mano, quello che necessitano di una maggiore competenza, che danno quella qualità in più che cerchiamo. Tutti i piccoli difetti di ogni articolo denim, formati proprio dalla manualità di chi ci lavora, danno quel valore aggiunto che una lavorazione completamente industriale non riuscirebbe a dare. Da noi creiamo la cultura dell’artigianalità.

Da dove prendete ispirazione?
Per noi il vintage è un faro a cui guardare sempre, poi aggiungiamo le innovazioni che vogliamo. Spesso andiamo a Tokyo e Los Angeles, i due mercati più importanti per il denim, per capire quali sono le principali novità, verso dove sta andando il mercato, quali sono le nuove linee. Ma l’ispirazione arriva anche dalle esperienze quotidiane. Qualche tempo fa sono andato a vedere il cavallo di un mio amico e sono rimasto folgorato dall’usura dei pantaloni dell’addestratore, logori nella parte della gamba a contatto con la sella. Da lì abbiamo preso spunto per creare un nuovo trattamento.
Le idee e l’ispirazione sono importanti, ma come riuscite ad offrire prodotti di

alta qualità ai marchi con cui lavorate?
Innanzitutto con una costante ricerca di nuove tecniche e materiali, perché lavoriamo in un settore in continua evoluzione. E poi con l’esperienza: quando abbiamo iniziato, negli anni ’80, non conoscevamo questo mondo come adesso. Piano piano, confrontandoci continuamente con clienti e fornitori, abbiamo acquisito le competenze che abbiamo oggi.
Qual è il rapporto con le case di moda con cui lavorate?

Abbiamo un rapporto di estrema trasparenza, facciamo incontrare gli stilisti nella nostra azienda, li mettiamo in contatto tra di loro, senza gelosie. Cerchiamo di far comunicare e collaborare chi lavora all’interno di questo mondo. Siamo convinti che ognuno, con la propria storia e il proprio stile, abbia molto da dare e tutti possano trarre beneficio da questo scambio di idee.
I vostri trattamenti prevedono l’utilizzo di solventi, spray, saponi, tutti prodotti potenzialmente molto inquinanti. Come si può fare impresa in maniera

redditizia e, allo stesso, tempo, rispettare l’ambiente?
Quello della sostenibilità è uno dei nostri cavalli di battaglia. Tutta l’acqua che utilizziamo viene restituita all’ambiente dopo averla depurata. Il livello di azoto dopo il processo di depurazione è addirittura più basso di quello originario, rispetta tutti i parametri richiesti. Io sono convinto che si possano utilizzare tutti i prodotti, l’importante è farlo in maniera sostenibile: abbiamo aspiratori dove sono realizzate le sabbiature per tutelare la salute dei nostri lavoratori, non usiamo i laser per fare le bruciature ma usiamo le manualità dei nostri dipendenti. Certo, alla base ci deve essere il rispetto per
l’ambiente e la volontà di fare investimenti importanti in tal senso.

Sembra che alla Wash Italia ci sia un vero e proprioculto del denim, lo si percepisce non appena si entra in azienda.
E’ vero, per noi è più di un tessuto, è quasi una filosofia di vita. Noi ci vantiamo di fare diventare quello che era un capo da lavoro…un capolavoro. Anche per questo la nostra azienda non è solo produzione: abbiamo un archivio con oltre 4000 capi che abbiamo accumulato nel corso degli anni. Ognuno racconta la propria storia e quella di chi l’ha indossato.
Come andate a caccia di nuovi talenti?
Qui in Wash Italia ci occupiamo anche della formazione dei giovani. Abbiamo un progetto, sul quale però stiamo ancora lavorando, per portare stilisti da tutto il mondo per creare una sorta di college in cui far incontrare idee e visioni. Inoltre organizziamo degli stage un paio di volte l’anno, poco più di un mese fa abbiamo ospitato 20 ragazzi da MaxMara.
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