Danno lavoro a quasi 7,6 milioni di italiani (il 44,5% del totale) ma in media hanno vita breve, di pochi anni. Le microimprese nel nostro Paese si trovano spesso a fronteggiare problemi dovuti alla scarsa liquidità e alla difficoltà ad accedere a prestiti bancari. Molte volte, però, i piccoli imprenditori non hanno consapevolezza delle numerose opportunità offerte dalla finanza straordinaria ed agevolata, strumenti che possono essere definiti come veri e propri “salva imprese”. Ne abbiamo parlato con Antonio Poliseno, consulente finanziario indipendente, titolare della “Poliseno & Associati” con sede a Torino. Poliseno ha un’esperienza di 25 anni nel settore economico, finanziario e dell’internazionalizzazione delle imprese.
Antonio Poliseno, cosa si intende, prima di tutto, per finanza straordinaria e agevolata?
Si tratta di una serie di formule finanziare che possono essere utilizzate dalle imprese in alternativa ai prestiti erogati dagli istituti bancari.
Possono utilizzarle dunque, anche le microimprese, quelle composte da meno di dieci dipendenti?
Si certamente. A seconda che si tratti di una start up o di un’azienda già avviata sono disponibili diversi strumenti tra i quali è possibile scegliere
Per quanto riguarda le start up, quindi?
Le società appena entrate nel mercato possono fare domanda per il microcredito oppure per la finanza agevolata o per quella ordinaria, a seconda del proprio settore e dell’attività scelta. C’è la possibilità anche di ottenere contributi a fondo perduto.
E per le aziende già avviate?
Nell’ambito della finanza straordinaria, esistono numerosi bandi per le imprese che sono già sul mercato e hanno bisogno di ristrutturarsi, diversificare o espandere la propria attività.
Perché spesso le aziende, ed in particolare le piccole imprese, non utilizzano questi strumenti?
I motivi sono soprattutto due: prima di tutto c’è poca informazione riguardo alle possibilità della finanza agevolata. Ci sono, per esempio, numerosi bandi che sono dei veri e propri “salva imprese”, perché permettono di ricevere fondi anche quando non si hanno sufficienti garanzie per gli istituti di credito (vincolati da logiche del credito assai complicate) ma che non sono conosciuti e quindi rimangono inutilizzati.
E l’altro motivo?
Per le imprese, soprattutto per quelle meno strutturate, è complesso, direi quasi impossibile, riuscire a presentare una pratica efficace per ottenere i finanziamenti previsti. Ci sono documenti da preparare, un linguaggio tecnico da rispettare perché la propria richiesta sia presa in considerazione nel miglior modo possibile. Aggiungo, nuovi sistemi informatici evoluti spesso scoraggiano l’iniziativa stessa volta alla presentazione delle domande.
Ma i bandi e gli strumenti di finanza agevolata sono validi per tutte le imprese, indistintamente?
Ecco, questo è un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione. Per ogni impresa ci sono opportunità diverse a seconda del settore in cui opera e dei suoi obiettivi. Bandi, fondi e contributi vanno ricercati e proposti in base all’attività dell’azienda, al mercato di competenza ed alle aspettative di crescita.
Quindi, vista la sua più che ventennale esperienza nel settore, quale suggerimento darebbe alle piccole imprese?
Quello di non fare da sole ma di affidarsi a studi professionali che sappiano guidare con competenza nel percorso di ricerca di formule finanziarie alternative. Occorre rivolgersi a studi composti da staff di professionisti di discipline diverse che compiano un’analisi dettagliata dell’impresa e del mercato, impostino un piano operativo e accompagnino l’azienda in ogni passaggio.
Quali sono i vantaggi?
Sono molteplici. Prima di tutto si risolve il problema di venire a conoscenza delle diverse opportunità che esistono al di fuori del prestito bancario. In secondo luogo si ha la garanzia che le pratiche vengano eseguite con le procedure corrette, in modo da ottenere i giusti risultati. E, infine, per l’imprenditore si ottiene un forte risparmio a livello economico.
Risparmio? In che modo?
Certamente al consulente spetta il giusto compenso per la sua opera ma bisogna rapportare i costi in merito a quello che il professionista fa ottenere in termini di vantaggi all’impresa. Faccio un esempio: un consulente, che svolge la propria attività professionale e che richiede un compenso adeguato alle attività svolte, con il suo lavoro riesce a far ottenere ad un’impresa 50 mila euro di finanziamento agevolato supportato da una buona percentuale a fondo perduto; avrà fatto avere vantaggi economici notevoli, in quanto con il credit crunch, facendo ricorso al credito tradizionale con i criteri di Basilea non sarebbe stato possibile performare tali obiettivi. In buona sostanza, la scelta determina la differenza tra quanto conseguito e quanto speso per la consulenza, soprattutto se parte dei fondi ottenuti dall’impresa sono stati erogati a fondo perduto.
Per spiegare meglio possiamo fare qualche esempio di finanziamenti che sono stati ottenuti realmente?
Sì certo, non citerò nomi per ovvi motivi ma sono tutti casi reali. Recentemente, per esempio, abbiamo fatto ottenere ad un’azienda che doveva acquistare alcune attrezzature un finanziamento agevolato pari a 250 mila euro, supportato con il 10% di contributi a fondo perduto, un ammortamento di 8 anni ed un pre ammortamento di 2. La banca alla quale si era rivolto il cliente, aveva respinto la richiesta di finanziamento per presunta mancanza di garanzie facendo leva su criteri di finanziabilità discutibili, ma riferiti al giudizio di merito creditizio (rating) attribuito dall’istituto al cliente.
E l’esempio di una start up?
Mi viene in mente il caso di due imprenditrici che volevano acquistare un’area per aprire un bed&breakfast e hanno avuto accesso a due finanziamenti agevolati con addirittura il 35% di contributo a fondo perduto. Ad oggi ne hanno aperti altri 4, tutto questo è accaduto nel corso degli ultimi 3 anni.
Invece per quanto riguarda un’impresa già avviata?
Potrei raccontarle di un artigiano e più precisamente di un idraulico che era talmente bravo da avere un carico lavoro talmente importante da non riuscire a gestirlo. Così lo abbiamo aiutato nel suo percorso imprenditoriale che lo ha visto trasformare da impresa individuale a srl e in seguito in spa, infine, dopo anni, grazie all’attività ben consolidata ha deciso cedere la sua attività ad un Fondo specializzato in acquisizioni.
Da impresa individuale a srl (società di capitali), una bella storia imprenditoriale. Sembra quasi una favola…
Ma non lo è. È una delle tante realtà che abbiamo accompagnato in questi anni. Alcune hanno avuto sviluppi internazionali, con collaborazioni estere o sedi e stabilimenti aperti al di fuori del territorio italiano. Questa è un’altra caratteristica essenziale che dovrebbe avere uno studio di consulenza, ovvero, essere competente sull’internazionalizzazione per offrire una grande opportunità anche alle imprese di dimensioni ridotte, ma che possono essere in grado di ampliare il loro business oltre i confini nazionali.
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