«La birra non esiste. Esistono le birre»: la citazione al primo «postulato» di Kuaska, al secolo Lorenzo Dabove, massimo esperto di birra in Italia e divulgatore e storyteller birrario, è lo specchio della passione birraia di Domenico De Angelis, titolare di Birramondo, beer pub-shop di Centro Valle d’Intelvi, in provincia di Como, specializzato nella vendita di birre artigianali in bottiglia e alla spina, provenienti dall’Italia e dal mondo. Un’ampia varietà di stili birrai tutti da scoprire per una selezione curata personalmente da De Angelis che ha registrato il marchio «Birramondo» con l’obiettivo di creare un network di locali in franchising dedicato alla birre artigianali
Il «giro del mondo in 80 birre» del suo pub è più di uno slogan vero?
«Vuol significare la diffusione della cultura della birra artigianale che è sempre stata una mia passione e che negli anni si è tramutata in un’attività imprenditoriale. Attività che vorrei consolidare lanciando il network “Birramondo” e dando la possibilità, anche a chi ha poche risorse economiche, di aprire un locale in franchising, a patto di offrire una selezione di 6 birre a rotazione sotto la mia supervisione e consulenza».
Come scegliere le birre giuste?
«Ogni birra ha una sua storia e per questo scelgo personalmente le birre andando nei birrifici e nei festival alla scoperta di prodotti esclusivi e originali. Oltre ai classici stili sempre artigianali, mi piace scovare annate particolari e chicche uniche come le birre acide della tradizione belga o le Iga, le Italian Grape Ale, birre “made in Italy” caratterizzate dalla presenza di uva unita al mosto di birra, così come le Ale inglesi invecchiate anche più di 30 anni, senza dimenticare la nostra “Buona la prima”, birra Saison con spezie esotiche e tre tipi di pepe» e nostra ricetta originale in collaborazione con Beerinba, noto distributore di birre artigianali».
Come gestire i fusti e una così ampia varietà di birre?
«Cambiando di continuo l’offerta: chi entra a Birramondo, ad esempio, sa di poter trovare 11 birre alla spina a rotazione tra birre chiare, ambrate, scure, Weiss e speciali. Riguardo alle birre in bottiglia prendo inoltre in considerazione i differenti stili birrai provenienti sia dall’Italia sia dal mondo. Le birre artigianali, non pastorizzate, sono tutte diverse e uniche, non solo perché hanno stili e ingredienti diversi ma anche perché rispecchiano la personalità del birraio».
Eccellenza e originalità nel bicchiere quindi
«Sì e per questo Birramondo è in continua evoluzione: contattiamo i piccoli birrifici artigianali e proviamo insieme i loro prodotti. Li facciamo crescere perché vogliamo dare spazio alle tante realtà italiane e alle eccellenze internazionali che lavorano nel rispetto della naturalità degli ingredienti e promuoviamo tutti gli stili birrai perché bere una birra in compagnia sia un piacere buono, sano e di qualità».
Si tratta dunque non di bere ma degustare birre
«Certamente perché ogni birra è diversa dall’altra e ogni volta la produzione è diversa. Il maestro birraio è come uno chef o un pasticcere, dove tutto viene pesato, calcolato al grammo e dove la ricetta viene riprodotta in maniera costante. Nella birra è la stessa cosa: si mettono insieme ingredienti selezionati, con risultati che cambiano al variare delle temperature, degli ingredienti e degli abbinamenti».
Con risultati unici?
«Esattamente e infatti la domanda che mi fanno più spesso è “che cosa mi proponi oggi?”. La competenza di un titolare di un beer pub è proprio quella di individuare i gusti del cliente e servirgli la birra giusta nella consapevolezza che oggi si cerca soprattutto la qualità. Il consumatore è sempre più attratto dal piacere della scoperta di gradazioni o sfumature diverse e nuove. Originale per me vuol dire ingredienti particolari, produzioni limitate e birre come quelle invecchiate 6 anni in botti di rhum e whisky
Anche il consumo si sta orientando sempre di più verso il gusto artigianale?
«Oggi c’è più attenzione a ricette particolari e a birre esclusive ma l’importante è tenere alta l’asticella della qualità per distinguere le birre artigianali dalla produzione industriale. Qualità e originalità sono oggi riconosciute anche dal Parlamento che nel 2016 ha definito la “birra artigianale” come “birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione”, mentre per “piccolo birrificio indipendente” viene inteso “un birrificio la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri”»
La normativa ha agevolato il settore?
«C’è stato un vero e proprio boom di birrifici artigianali dal 2013, a conferma dell’ascesa di una categoria giovane e in forte espansione che è riuscita a sperimentare e a innovare nel segno del «made in Italy». Oggi i micro birrifici in Italia superano quota 850, con la Lombardia in testa».
Questo boom di birrifici ha reso il «made in Italy» più competitivo?
«Rispetto ad altri paesi europei non abbiamo una tradizione secolare ma quello che ci differenzia è la creatività e la straordinaria biodiversità del nostro territorio che ci permette di creare stili originali e inimitabili con le castagne, il farro, la carruba, il basilico, il radicchio, il mirto, o ancora le birre legate al mondo del vino, e cioè le Italian Grape Ale con il mosto d’uva. In Italia c’è molta sperimentazione e non a caso i birrifici collaborano tra loro per produrre birre uniche».
Dal birrificio al pub quanto è importante saper orientare la scelta del consumatore?
«Le birre vanno capite ed è importante saper assecondare il cliente e indirizzarlo verso la birra giusta. Per questo organizziamo serate di degustazione e abbinamenti a tema per spiegare e insegnare a come bere la birra per scoprirne le sensazioni, i profumi e soprattutto il gusto autentico di ogni produzione artigianale. Essendo un beer shop vendiamo anche le bottiglie, comprese quella senza glutine, e per questo è fondamentale conoscere i gusti e chiedere il menù per poter orientare il cliente sulla birra più adatta. Ad esempio, per la carne rossa il mio consiglio è quello di abbinare una amber ale corposa e amara, mentre per un dolce l’abbinamento ideale è una double ad alta fermentazione ai frutti rossi con poco luppolo».
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