Sempre più persone oggi si sottopongono a interventi di chirurgia plastica, con un netto aumento dei consulti chiesti ai medici. L’idea che questa branca della medicina sia utile esclusivamente a soddisfare capricci di vanità, tuttavia, è profondamente sbagliata. “Si interviene quando l’inestetismo o il problema condizionano la vita di una persona” sottolinea Ivan Arruda, chirurgo plastico brasiliano che da quasi vent’anni opera a Milano. E i benefici di un intervento estetico sono anche di carattere psicologico.
Dottor Arruda, quando è giusto rivolgersi al chirurgo plastico?
“L’elemento fondamentale è il peso del problema sulla quotidianità del paziente, ci sono persone che hanno piccoli difetti che influenzano però tutta la loro vita, mentre altre che non risentono a livello emotivo di criticità ben più grandi. Ogni caso è diverso, perché entra in gioco l’aspetto psicologico».
Qual è l’intervento più richiesto?
“Sicuramente la mastoplastica, perché il seno è un simbolo della femminilità di una donna ed è una ghiandola che soffre particolarmente le trasformazioni della vita: dal passare degli anni alle gravidanze”.
Le tecniche sono cambiate nel tempo?
“Sì, io opero soprattutto, quando possibile, per via transascellare. Inserisco la protesi senza tagliare la ghiandola mammaria e senza incidere il capezzolo, che mantiene la sensibilità. La cicatrice non si vede, nascosta nelle pieghe naturali dell’ascella, e la paziente potrà allattare senza problemi”.
È necessario sostituire le protesi dopo qualche anno?
“Un tempo era così, oggi non più. Le protesi che impiantiamo sono garantite a vita e anche nel caso in cui si rompessero il gel posto all’interno non si diffonderebbe nell’organismo”.
Altri interventi molto richiesti?
“La liposcultura e il ringiovanimento del viso. La liposcultura consiste nell’asportazione del grasso in eccesso: alcuni colleghi lo reimmettono in altre parti del corpo, io no, la ritengo una procedura troppo pericolosa per il rischio di embolia adiposa e di infezione”.
E le chirurgie per ringiovanire?
“Sono la blefaroplastica, che interviene sulle palpebre, e il lifting, che tratta la parte alta, media e bassa del viso. La tecnica tradizionale, molto utilizzata fino a qualche anno fa, agisce esclusivamente tirando la pelle, io invece concentro la forza di trazione sui muscoli, che con l’età tendono a calare verso il basso, riposizionandoli nella loro sede originaria. Per poi eliminare solo la pelle in eccesso senza esagerare nella trazione”.
Il risultato è molto diverso?
“Moltissimo, di fatto si tolgono anni di età al volto che appare semplicemente più giovane. Il mio obiettivo è preservare i lineamenti della persona, che in questo modo non subiscono alterazioni mentre prima rischiavano di essere stravolti. L’effetto è naturale”.
Come si sceglie il chirurgo plastico giusto?
“Consiglio di guardare i suoi risultati, quindi le persone che ha operato e se possibile di parlare con loro. Importante, poi, è il primo colloquio con il professionista: è fondamentale che il medico sappia mettere il paziente a proprio agio e creare empatia. Un buon chirurgo plastico deve saper consigliare e, in alcuni casi, scoraggiare le persone dal sottoporsi a un intervento non necessario”.
Oggi ci si opera di più perché la gente ha meno paura?
“La paura c’è sempre, ma con le nuove tecniche gli interventi sono meno invasivi e hanno un postoperatorio meno doloroso. Il lifting facciale, per esempio, si effettua in day hospital e con anestesia locale e sedazione. Il mio consiglio, in ogni caso, è di farsi operare in cliniche autorizzate, dal proprio chirurgo di fiducia assistito da un bravo anestesista”.
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