Crisi di coppia, disagi inaspriti o emersi durante il lockdown: se il periodo trascorso in casa ha esasperato difficoltà già esistenti, sicuramente ha fatto anche emergere delle problematiche latenti tra i partner portando alla luce atteggiamenti insoliti e sospetti, dubbi e interrogativi.
Il ricorso agli investigatori privati è aumentato esponenzialmente. Ne parliamo con il dottor Lino Crignano, Executive Director di Milano Investigazioni, da più di 20 anni professionista del settore e attento conoscitore delle dinamiche sociali.
Quali sono i problemi toccano la coppia o, più genericamente, quali le problematiche in ambito privato che un’agenzia investigativa come la sua affronta più frequentemente?
«Il problema di coppia che prendiamo in esame più spesso è la gelosia. È un sentimento senza tempo che può comparire ciclicamente o nei periodi in cui, più liberi da impegni, si fa maggior attenzione ai comportamenti del partner. Il recente lockdown ha fatto emergere atteggiamenti insoliti del coniuge che prima non venivano notati, complice anche la tecnologia: la consultazione assidua di social o servizi di messaggistica ha reso ancora più evidenti certe frequentazioni più o meno virtuali. E con le avvisaglie sono aumentati i dubbi da sciogliere».
Quando una persona ha un sospetto sull’altro, qual è l’errore più comune che può commettere?
«Chi nutre un sospetto è portato a scoprire da solo se il proprio timore è fondato. E lo fa, ad esempio, consultando il telefonino o le e-mail del partner, pedinando il coniuge o, in casi estremi, installando software spia sul suo smartphone. Ma non tutti sanno che un uso così disinvolto del telefonino o dei device altrui è violazione della privacy, dunque si configura come reato. Quindi, anche se si è legalmente e giuridicamente legati dal vincolo del matrimonio, spiare la vita privata del coniuge in autonomia, da parte di uno dei due coniugi, è perseguibile per legge e l’intercettazione è inutilizzabile in sede di separazione o divorzio».
Il “fai da te” in questi casi è controproducente…
«Sì. E lo è anche affidarsi a un investigatore che non ha i requisiti di legge. La nostra è una professione che non si improvvisa: chi gestisce questa realtà ha una preparazione specifica, un alto grado di istruzione, segue corsi di aggiornamento ed è autorizzato dal Ministero dell’Interno tramite le UTG territoriali. L’abusivo si propone magari a costi più competitivi, ma poiché non possiede né preparazione né perizia e non è sottoposto a controlli e normative non può garantire la qualità del lavoro e il risultato: le sue ricerche non valgono come prova in un eventuale procedimento, ma anzi, sono dei reati».
Quando si ha un sospetto cosa è giusto fare per non correre rischi?
«Al sorgere di un sospetto è bene affidarsi a un ente privato. Il professionista del settore in ogni caso fornisce una risposta che o conferma il dubbio o lo smentisce».
Mi spieghi meglio…
«Quando si nota un cambiamento nel partner spesso si pensa all’adulterio. Ma l’esito delle attività investigative può far emergere una realtà differente, come una dipendenza o problemi di lavoro. Non sempre questo mutamento di abitudini è da attribuirsi ad una relazione extraconiugale. Rivolgersi a un professionista è una garanzia per trovare la risposta giusta, che magari non è quella immaginata».
Qual è la best practice di un professionista serio?
«Il suo approccio deve essere conoscitivo: prima di accettare l’incarico deve fare domande per comprendere ogni aspetto della situazione e poter esporre un ventaglio di scenari relativi al caso specifico. Il cliente, invece, deve pretendere chiarezza sui costi, sulle modalità e sul percorso legale da seguire».
Nel dedalo delle proposte, come si sceglie l’investigatore “giusto”?
«Il mio consiglio è valutare la sua reperibilità: deve possedere cioè una propria struttura e delle utenze fisse. L’investigatore serio, inoltre, durante il primo approccio raccoglie più informazioni possibili per creare un quadro generale della situazione e non suscitare false speranze. Indispensabile per il cliente è poter parlare direttamente con il responsabile investigativo senza intermediari che alimenterebbero ulteriore disagio. Suggerisco anche di verificare la reputazione e l’affidabilità sul web per capire se durante il suo percorso professionale si è sempre mosso nella legalità».
La richiesta di assistenza a un investigatore cessa nel momento in cui sono state fatte tutte le verifiche richieste?
«Non sempre. Ritengo importante che l’intervento di un’agenzia sia focalizzato anche sull’evolversi degli eventi. Questo perché ci sono situazioni, come una nuova convivenza celata, un lavoro non dichiarato, una sopravvenuta indipendenza economica che, se individuate, possono comportare una revisione del contributo economico versato all’ex coniuge. Un professionista sa scoprire eventuali contesti tenuti nascosti».
Il potenziale cliente cosa deve fare per richiedere l’assistenza di un’agenzia investigativa?
«Mettersi in contatto con l’agenzia e farsi spiegare dal direttore le specifiche tecnico-operative, anche in termini economici. Nel nostro caso, il primo contatto telefonico è seguito da una consulenza gratuita in sede per analizzare le sfaccettature del problema. Il professionista deve saper illustrare più scenari possibili e, nell’ipotesi in cui l’assistito decidesse di avviare le procedure per la separazione, predisporre un dossier che supporti la sua tesi».
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