Malocclusione dentale: se ne parla poco, ma questo problema affligge un numero sempre più alto di persone. Mantenere i denti in buono stato è necessario non solo per la loro salute, ma risulta fondamentale per salvaguardare e preservare la bellezza del sorriso e degli equilibri del viso. Curare le malocclusioni dentali, quindi, ci rende più sani e sicuramente anche più belli. Ne parliamo con la dottoressa Tanja Rainer, odontoiatra e titolare degli omonimi centri dentistici ad Egna, in provincia di Bolzano, e ad Affi, nel veronese: due strutture all’avanguardia nel campo delle tecniche e delle strumentazioni innovative per la salute del cavo orale.
Dottoressa Rainer, cosa s’intende per malocclusione dentale?
«Parliamo di malocclusione quando le arcate dentali superiore e inferiore si chiudono in modo non corretto: in pratica i denti del mascellare superiore e quelli della mandibola sono allineati in maniera anomala. Si tratta di una problematica determinata in certi casi geneticamente e in altri originata dalla perdita di uno o più denti o da interventi dentali non riusciti, che sottopone tutto il sistema neuromuscolare a forte stress e a forze intense e prolungate nel tempo. Denti e articolazioni così si consumano e invecchiano precocemente».
È un problema che affligge più le donne o gli uomini?
«È un fenomeno sicuramente in crescita che colpisce donne, uomini e anche bambini. Nei miei studi dentistici, per mia esperienza personale, la percentuale di adulti che ha problemi di masticazione si aggira tra il 20 e il 30% e sono pochi i pazienti che arrivano ad esserne veramente consapevoli in quanto i sintomi sono spesso subdoli».
Quali sono i danni a cui va incontro il paziente al quale non viene diagnosticato il problema?
«Ci sono due tipi di danni: il primo è a livello articolare e comporta un costante peggioramento del funzionamento dell’articolazione, difficoltà o rumori nell’apertura e chiusura della bocca, l’acutizzarsi di dolori o di ronzii a livello dell’orecchio e l’incremento di cefalee o di contrazioni nella zona cervicale sempre più importanti».
E il secondo tipo?
«È un danno estetico legato all’usura dei denti che diventano sempre più piccoli o mutano di forma, o al loro spostamento: visivamente il sorriso risulta consumato e quindi invecchiato. In molti casi la linea del sorriso appare modificata e cambia anche la fisionomia del volto riducendo il terzo inferiore del viso nella sua dimensione verticale, in altri casi il problema riguarda le gengive che si ritirano e fanno sembrare il dente più lungo».
Quali sono i cosiddetti campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?
«I sintomi sono diversi: si va dai rumori dell’articolazione, all’apertura o alla chiusura della bocca, ai ronzii all’orecchio o a una maggiore sensibilità ai denti quando si bevono bevande fredde o si mangiano cibi dolci. I dolori cervicali possono indicare un difetto nella masticazione, così come una sofferenza a spalle, ginocchia o schiena: tutti disturbi che colpiscono parti del corpo lontane dalla bocca e che raramente la persona collega a un problema dentale. A livello estetico, la persona attenta alla propria immagine, guardandosi allo specchio o confrontando una vecchia foto, potrebbe notare una differenza del sorriso, un rimpicciolimento di alcuni denti o addirittura un loro spostamento. Sono processi che avvengono in tempi lunghi, il paziente fa fatica a riconoscerli».
Perché questi problemi sono spesso trascurati?
«Proprio perché i pazienti, non riconoscendo i sintomi, non ne comprendono la portata e le evoluzioni future. E purtroppo in molti studi dentistici si tende a curare il problema contingente senza valutare il quadro generale della bocca. Invece è importante che il paziente si sottoponga a controlli regolari e non si rivolga al dentista solo quando accusa un fastidio».
Quindi la prevenzione e la cura si ripercuotono, come un circolo virtuoso, anche sull’aspetto estetico…
«Esattamente. Ripristinare una masticazione corretta, oltre a trattare il problema puramente medico, ci fa apparire più belli perché ricostruire un dente, conferendogli la sua forma originaria, permette di riacquisire un bel sorriso e permette di portare la mandibola nella sua posizione corretta, ristabilendo anche altezze e volumi del viso, ridando armonia al volto. Senza contare che ne giova anche l’umore del paziente».
Definire “bravo” un dentista è un termine un po’ generico… abbiamo capito che bravo non è solo colui che fa un ottimo lavoro sullo specifico problema.
«Il dentista dovrebbe essere prima di tutto un consulente che a ogni incontro valuta sì il problema del singolo dente, ma anche il suo supporto e tutta la masticazione, cioè tutto il sistema neuromuscolare della bocca, con un approccio più sistemico che superi un po’ la visione frammentata e frammentaria. Comprendere l’intersezione di più problemi e riconoscere quelli di malocclusione consente di affrontare patologie complesse che magari necessiterebbero anche di altri interventi, come quelli di un osteopata o di un chiropratico».
La sua è una sorta di filosofia per essere sani e quindi belli. Qual è la best practice per ottenere ottimi risultati?
«Lavorare anche sulla parte estetica della bocca è una sfida che porto avanti con entusiasmo: non è necessaria solo la capacità tecnica di ripristinare gli equilibri morfologici, ma è importante avvalersi di materiali performanti che conferiscano cioè naturalezza e trasparenza al dente restituendogli il colore giusto e anche la sua forma originaria, tanto da farlo sembrare vero. Otturazioni, corone, protesi fisse e rimovibili devono essere realizzate su misura per integrarsi perfettamente in tutto il viso con naturalezza e armonia e devono essere costruite con materiali di altissima qualità. La cura delle gengive deve occupare un ruolo primario perché il 50% del risultato estetico è dato proprio dalla loro salute. Anche la gestione del paziente è importante attraverso la scelta di un piano di cura corretto, sia nei trattamenti che nei tempi. Le modalità stabilite insieme a lui lo rendono partecipe di una trasformazione che si ripercuote anche sulla bellezza».
Questo desiderio di apparire più belli può portare, a volte, a una corsa verso le cure a basso costo?
«A mio parere, quando si tratta di interventi dentali, il low-cost è sempre sconsigliato proprio perché la bocca, come si è detto, è un centro nevralgico per funzionalità ed estetica. Quando si parla di salute non bisogna scendere a compromessi: ecco perché la nostra politica punta sulla qualità. In caso di necessità, un piano di cura accurato può essere diluito nel tempo, facendo poche cose ma fatte bene. In questo modo, rendendosi conto del risultato anche visivamente, i nostri pazienti riacquistano nuovo entusiasmo per la propria bocca e proseguono motivati le cure nel tempo».
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