Entrare in uno studio dentistico oggi, per molti è un’esperienza molto diversa rispetto anche solo a qualche anno fa. La digitalizzazione ha cambiato il volto di diversi studi e scanner intraorali, tac digitale, strumenti per l’implantologia computerizzata hanno migliorato la vita di pazienti e medici. Ma come evolve la moderna odontoiatria? Quali sono gli obiettivi e le priorità? Lo abbiamo chiesto al dottor Francesco Petrolli, odontoiatra e fondatore dello studio dentistico Petrolli a Villa Lagarina (Trento).
Dott. Petrolli, come è cambiata negli ultimi anni l’odontoiatria?
Credo che il cambiamento dovuto alla diffusione delle nuove tecnologie sia sotto gli occhi di tutti. Così come l’introduzione di tecniche mediche sempre più performanti e meno invasive. Ma per essere efficace questa “rivoluzione” ha bisogno di professionisti di primo livello e, soprattutto, di un nuovo atteggiamento verso il paziente, che deve essere messo al centro di ogni cura.
Davvero interessante…partiamo dalle tecnologie
Le innovazioni sono numerose. Gli scanner intraorali e le radiografie 3D offrono al clinico, laddove necessario e giustificate, informazioni più dettagliate per far diagnosi e terapia; le telecamere endorali permettono al paziente di vedere filmati accurati della sua bocca; sono sempre più diffusi gli aligner trasparenti che sostituiscono gli inestetici apparecchi ortodontici. Oggi la tecnologia digitale permette di ricorrere alla chirurgia guidata. I vantaggi sono sostanziali.
Quali, per esempio?
Per il paziente c’è sicuramente meno invasività e meno dolore nei trattamenti, c’è risparmio di tempo e soprattutto meno ansia e paura. Per il medico i vantaggi consistono in una maggiore precisione, nella rapidità di consegna degli impianti, nella possibilità di avere un’anteprima del lavoro finale. Però, ricordiamoci che la tecnologia è nulla senza la mentalità digitale.
In che senso?
Nel senso che dal punto di vista del dentista è necessario adottare un modo di lavorare nuovo e orientato verso un pieno impiego dei vantaggi del digitale. E questo non succede ancora ovunque.
In effetti un’indagine ha dimostrato che il grado di digitalizzazione dello studio odontoiatrico aumenta in proporzione a caratteristiche come l’età più giovane del dentista o l’apertura più recente dello studio. E’ così, secondo lei?
Sicuramente questi sono alcuni elementi che facilitano il cambiamento. Per esempio questo studio lo abbiamo aperto solo dieci anni fa e questo è un vantaggio perché siamo già “nati tecnologici”, siamo già immersi in questa mentalità.
Passiamo al discorso delle nuove tecniche mediche
Con l’evoluzione del settore dentario si sono sviluppate nuove tecniche, soprattutto nell’implantologia. Se mi è permesso fare un esempio, nel nostro studio il nostro Specialista in Parodontologia e chirurgia Orale, professor Stefano Trasarti porta avanti l’innovativa tecnica di Khoury per la rigenerazione ossea in implantologia.
In cosa consiste?
L’obiettivo finale è quello di utilizzare l’osso proprio di un paziente (prelevato da altra parte della bocca) quando la carenza dei volumi ossei non permette l’innesto di uno o più impianti e si rende dunque necessario l’intervento di ricostruzione ossea.
I vantaggi in questo caso quali sono?
L’osso del paziente possiede proprietà quali una maggiore sopravvivenza delle cellule di formazione ossea, la capacità di formare osso a prescindere dal luogo dove viene trapiantato e una funzione di rete per la formazione di nuovo osseo.
Qualunque chirurgo orale può adoperare questa tecnica?
No assolutamente. Deve aver avuto una formazione specifica e continua ed un aggiornamento costante. Per questo sostengo che il terzo elemento dell’odontoiatria moderna è l’elevata professionalità dei medici. Senza formazione e aggiornamento è impossibile stare dietro alle novità tecnologiche e mediche.
Ma lei ha parlato anche di un ultimo elemento…
Sì, penso sia fondamentale l’accoglienza e la comunicazione con il paziente, l’attenzione al suo benessere e comfort. Spesso ci si dimentica che il paziente deve essere il centro di tutte le nostre attenzioni e dobbiamo partire, oltre che da esami accurati della sua situazione medica, anche dall’ascolto delle sue paure, dei suoi dubbi, delle sue aspettative.
Ma spesso il tempo manca
E invece non bisogna essere frettolosi ma anzi, al contrario, tutto il tempo dedicato a parlare ed ascoltare il paziente è prezioso e ci aiuta a personalizzare le cure e aumentare il benessere. Per esempio nel mio studio la prima visita non dura mai meno di un’ora e mezzo perché voglio conoscere bene il paziente e porre le basi per una buona relazione.
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