«Lavare non basta: oggi occorre anche ridurre la carica batterica tramite un processo di sanificazione all’ozono»: parola di Gerardo Delli Bovi, fondatore e titolare di DBG Service, laboratorio specializzato in manutenzione tessile e trattamento accessori di Sedriano, alle porte di Milano, al servizio di lavanderie, tintorie, ma anche privati, aziende della moda e negozi di abbigliamento. Delli Bovi è stato tra i primi imprenditori nel settore del lavaggio e finitura di capi d’abbigliamento, complementi d’arredamento e accessori in pelle o tessuto, a unire la qualità e la professionalità del servizio con lo spirito d’innovazione. Il risultato sono investimenti continui in solventi ecocompatibili e in macchinari all’avanguardia, tra cui quello brevettato per il lavaggio di borse e scarpe, fino al trattamento di sanificazione ad ozono, sistema che presenta diversi vantaggi e che ha portato la DBG Service a diventare sempre più competitiva sul mercato.
Perché l’ozono ad ogni lavaggio?
«Perché è il più forte ossidante esistente in natura che garantisce la riduzione della carica batterica del 99%. Lo stesso ministero della Salute lo ha riconosciuto come “Presidio naturale per la sterilizzazione d’ambienti”. La sanificazione all’ozono è il primo e unico sistema battericida e virucida che permette la sicurezza microbiologica di capi di abbigliamento, comprese borse e scarpe, ma anche materassi, tappeti, piumoni. Tutto senza paura di rovinare tessuti e materiali»
Quali sono i benefici?
«Per prima cosa l’ozono garantisce alti livelli di disinfezione, soprattutto su batteri a forte resistenza. Inoltre, l’acqua ozonata rimuove gli odori e aumenta la potenza ossidante, e dunque sbiancante, dei detergenti. Lavare con l’ozono è anche un modo per “allungare” la vita alla biancheria perché utilizza acqua più fredda e meno detergenti e non rilascia nessun residuo chimico nella biancheria e, quindi, meno irritazioni della pelle».
Come avviene il lavaggio?
«Utilizziamo acqua addolcita e saponi neutri: l’utilizzo dell’ozono permette di lavare a temperature basse e ottenere un pulito senza maltrattare e deteriorare le fibre. In più il sistema è anallergico ed ecologico: la migliore qualità dell’acqua di scarico immessa nel sistema fognario contribuisce infatti ad un consumo sostenibile».
Lei è stato tra i primi a trovare una soluzione al lavaggio di borse e scarpe
«Da sempre borse e scarpe sono accessori difficili da lavare perché realizzati con materiali diversi. Le borse sono ancora più complesse perché hanno bottoni, borchie, fibbie, mix di pelle e tessuto e quindi per alcune borse era impossibile lavarle sia ad acqua che a secco senza danneggiarle. Qualche anno fa abbiamo quindi deciso di differenziarci sul mercato specializzandoci proprio nel lavaggio di questi accessori. Siamo stati tra i primi laboratori ad aver sviluppato un sistema di lavaggio specifico brevettando una macchina per il lavaggio di borse e scarpe che abbiamo presentato alla fiera Expodetergo 2014».
Cosa è il Wet Cleaning?
«È l’alternativa ad acqua del lavaggio a secco. Insieme a detergenti biodegradabili specifici e ad una macchina di ultima generazione in grado di controllare l’azione meccanica, questo lavaggio è adatto anche per le fibre più complesse. Utilizzando questa metodologia di detergenza, anche i capi in cashmere, in seta e i piumoni in lana possono essere lavati con tutta la delicatezza dell’acqua e l’efficacia dei detergenti di ultima generazione».
Perché usa solventi alternativi per il lavaggio a secco?
Gli idrocarburi sono una valida alternativa ai comuni solventi alogenati clorurati usati per il lavaggio a secco. Gli idrocarburi sono meno aggressivi e permettono di lavare capi più delicati e con inserti in plastica, ottenendo ottimi risultati sulle macchie, rendendo i tessuti perfettamente puliti e garantendo una maggior conservazione del tessuto nel tempo proteggendolo dalla deformazione. Infine, hanno una buona compatibilità ambientale che, di conseguenza, vuol dire meno rifiuti da smaltire e quindi anche meno costi aziendali».
Il suo è un approccio artigianale o industriale?
«Siamo una realtà che tratta circa 1.500 capi al giorno e che ha scelto di posizionarsi sul mercato nel segno della qualità, della professionalità e del servizio su misura. Per questo siamo sempre attenti a innovare i nostri macchinari e a ricercare solventi alternativi ed ecocompatibili che ci consentono di garantire lavaggi a regola d’arte. Nel comparto industriale l’unità di misura è la quantità, mentre per un laboratorio artigianale come il nostro possiamo lavare anche pochi pezzi e abbiamo orientato il business sul trattamento e la finitura di capi particolari, come borse e scarpe, pelle, rivestimenti di divani, tendaggi, tappeti».
E riguardo al «bianco?
«Facciamo entrambi i tipi di lavaggio: ad acqua e a secco. La sintesi dei due metodi consente infatti di stressare il meno possibile biancheria e tovagliato. Ovviamente anche la sterilizzazione viene effettuata in tutti i nostri lavaggi e l’utilizzo dell’ozono garantisce la sanificazione e un’alta qualità del pulito ai massimi livelli. Tutto questo insieme al controllo giornaliero di tutti i parametri tecnici e di qualità effettuato dal nostro personale qualificato».
L’etichetta è sempre indispensabile?
«La bravura di chi lavora in questo settore consiste proprio nel riconoscere il capo e il tipo di lavaggio a prescindere dall’etichetta. In quest’ottica, offriamo un servizio ai confezionisti dei brand della moda e agli stilisti che si appoggiano a noi per testare il lavaggio dei loro ultimi modelli: offriamo consulenza per il tipo di lavaggio più indicato e quindi il grado di restrizione, rientro e decolorazione, ma anche il numero di lavaggi che un capo può subire: tutti test necessari per creare l’etichetta giusta».
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