Marco e Chiara Palazzetti costituiscono la terza generazione dell’impresa fondata nel 1954, punto di riferimento nel mercato mondiale nella produzione di stufe e caminetti. Il futuro? «Nel passaggio da prodotto a servizio, arriveremo a vendere calore»
Accompagna l’uomo fin dalle sue origini, il fuoco è l’invenzione che ancora oggi non cessa di sfidare e promuovere innovazione alla Palazzetti Lelio spa, società fondata a Porcia di Pordenone nel 1954, giunta oggi alla terza generazione, guidata da Chiara e Marco Palazzetti amministratori delegati assieme ai genitori Ruben e Lucilla Palazzetti, a loro volta accanto ai fondatori Lelio e Diletta Palazzetti. Oggi l’impresa pordenonese è leader nella realizzazione di stufe, caminetti e caldaie a pellet per il calore domestico, mercato in cui l’Italia occupa il primo posto assoluto coprendo l’80% della produzione mondiale.
Il legno è una delle materie prime per eccellenza, ed è anche il motore che muove ad affrontare le sfida per l’avvenire.
«Il nostro claim è sempre stato “il calore che piace alla natura” perché riassume alcuni concetti fondamentali. Non solo che ci occupiamo di focolari che producono calore, ma soprattutto che ci occupiamo di sostenibilità ambientale – spiega Chiara Palazzetti, amministratore delegato alle Risorse umane e alla Comunicazione – Il legno è una delle fonti energetiche rinnovabili più importanti che abbiamo, specie nello scenario attuale di transizione energetica».
Oltre alla delega all’Innovazione e alle Relazioni Istituzionali come ad dell’azienda, Marco Palazzetti partecipa ai tavoli comunitari europei in cui si definiscono le politiche energetiche dei prossimi trent’anni. Come si integrano strategie aziendali e politiche strutturali ambientali?
«In azienda ci interroghiamo costantemente su come ci possiamo immaginare mondi in cui l’uomo e l’ambiente possano coesistere, affinché ci sia una situazione win-win e nessuna di queste due dimensioni abbia a perderci. La grande sfida tecnologica è soddisfare il bisogno di calore, poiché il freddo in natura è inevitabile ma senza spremere il pianeta. Le fonti rinnovabili ci permettono di produrre energia sapendo che quanto consumato deve poter rinascere e rigenerarsi. A livello europeo, c’è la consapevolezza che non sia più sostenibile contribuire in maniera così massiccia all’alterazione climatica. In tutte le roadmap le proiezioni al 2050 sono accompagnate da politiche energetiche a zero emissioni di CO2».
In che modo la rivoluzione tecnologica obbliga a modificare il modo di fare industria?
«Per noi l’innovazione non è stata una necessità dovuta ai tempi – specifica Marco Palazzetti – L’azienda stessa fin dalla sua nascita si è sviluppata proprio sul concetto di innovazione. Premesso questo, è indubbio che la digitalization degli ultimi decenni ha impattato l’azienda su più livelli, facendo così scattare molti stimoli. Sicuramente a livello di prodotto perché se da un lato scaldarsi con la legna è una cosa antica, dall’altro farlo in modo sostenibile oggi è sfidante. Dal 2014 abbiamo introdotto l’Internet of Things, l’internet applicato alle cose: ormai è normale poter regolare la nostra caldaia a pellet a distanza, pensare in futuro di poterla comandare vocalmente senza nemmeno passare più per l’app. La tecnologia sta cambiando tutti i parametri, si sta già discutendo da anni del passaggio da prodotto a servizio, la cosiddetta servitization: forse un giorno arriveremo a vendere non più stufe ma direttamente calore».
Quali altri effetti ha avuto la rivoluzione tecnologica?
«Un forte impatto a livello di relazione col cliente, se pensiamo a quanto i social media abbiano aperto dei canali di ritorno immediati e bidirezionali: l’intero mondo industriale si è dovuto organizzare per rispondere immediatamente e in ogni circostanza al cliente. Ma c’è anche un terzo livello, l’impatto sulla rete di distribuzione, sulle dinamiche di vendita e di ripensamento della supply chain. Lo scenario di tutto il mondo retail in questo senso è cambiato e di conseguenza le iniziative messe in campo dall’azienda stessa».
In che modo l’innovazione si traduce in cambiamento interno?
«Sicuramente nel modo in cui si lavora – spiega Chiara Palazzetti – Dagli anni Duemila abbiamo attivato le prime forme, ora evolute, di smart working ovvero la possibilità per i nostri dipendenti di lavorare da casa in maniera flessibile senza complicazioni contrattuali. È stato importantissimo per noi poter garantire a una parte dei nostri collaboratori di poter conciliare lavoro e famiglia, anche mantenendo posizioni apicali. Riguarda non solo la maternità ma anche la paternità, un nostro dipendente lavora in ufficio fino a metà pomeriggio perché ha necessità di seguire la figlia adolescente, e conclude il lavoro da casa nella fascia serale dopo cena. È un’innovazione nella gestione interna che credo sempre più sarà importante anche in futuro per la valenza sociale che ha questo modello, pensiamo a lavoratori che si devono occupare di genitori molto anziani e che necessitano di maggiore flessibilità. Come sempre, le cose nascono quando ci si ingegna per risolvere una difficoltà. A fine anni Novanta mio fratello era all’università fuori sede. Era necessario trovare un modo affinché seppur a distanza lui potesse seguire alcuni aspetti dell’azienda. Abbiamo implementato un sistema di rete condivisa per superare il limite della distanza».
Cos’è l’innovazione in definitiva?
«Nel nostro settore – conclude Marco Palazzetti – l’innovazione passa attraverso la valorizzazione di cose primarie, di cose povere come il legno che va bruciato bene e in equilibrio con l’ambiente. In ultima istanza si tratta sempre di andare a scoprire il valore laddove non c’è o non è visibile. La cosa più difficile è individuare quale sarà il reale cambiamento in futuro, individuare quale sarà realmente la killer feature, ovvero quell’aspetto o peculiarità di prodotto che sarà davvero determinante nella scelta di un prodotto o di un modo di vivere».
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