Solo l’ascolto ed un dialogo sincero con le pazienti fanno emergere questa problematica femminile molto diffusa ma che spesso crea imbarazzo tra le donne. Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Ilaria Dellacasa, ginecologa con studio professionale a Rapallo (Ge)
E’ un disturbo molto diffuso, anche se raramente lo si riconosce; dati recenti parlano del 47% di donne che ne soffrono. Nonostante sia più comune tra le donne che si stanno avvicinando alla menopausa la secchezza vaginale, o vulvare, si può presentare anche tra le giovanissime e manifestarsi con disagi quali prurito, bruciore intimo, dolore durante i rapporti sessuali, frequenti infezioni.
Ma come si può diagnosticare la secchezza vaginale? Si può prevenire? Si può curare? Perché se ne parla poco? Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Ilaria Dellacasa, ginecologa, per 8 anni dirigente medico all’Asl4 di Chiavari e membro dell’organico del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Lavagna (Ge). Attualmente svolge attività libero professionale nel suo studio di Rapallo, in provincia di Genova
Dottoressa Ilaria Dellacasa, che cos’è esattamente la secchezza vaginale?
Per secchezza vaginale, più correttamente chiamata atrofia vaginale quando si manifesta in donne in menopausa, si intende una diminuzione dell’idratazione e della lubrificazione delle pareti vaginali.
A cosa è dovuta?
Ad una carenza di estrogeni, gli ormoni femminili che dominano la vita fertile di una donna, e non solo. Per quanto riguarda la menopausa, in questa fase della vita femminile i livelli di tutti gli ormoni e soprattutto degli estrogeni diminuiscono sensibilmente e la mucosa vaginale diventa sottile ed asciutta. Nel contempo la vagina perde elasticità, perde le “rughe” come spiego, per semplificare, alle mie pazienti. Che la prendono con ironia: sulla pelle aumentano le rughe e dove servirebbero diminuiscono!
E per le più giovani quali possono essere le cause?
Possono essere diverse, come una serie di vaginosi o vaginiti e infezioni che sono state trascurate o l’utilizzo di una pillola a basso dosaggio ormonale che in qualche caso può portare questa conseguenza.
Anche le pazienti che, a causa di un tumore, devono sottoporsi a cicli di chemioterapia e a terapie che sopprimono gli ormoni in circolo, pur essendo giovani, possono soffrirne
Quali sono i sintomi prevalenti con i quali si manifesta?
La secchezza vaginale comporta prurito, bruciore intimo, irritazione delle mucose, dolore durante i rapporti sessuali…insomma una percezione fastidiosa dei propri organi genitali
Che tipo di dolore?
La mancata lubrificazione provoca una serie di micro lesioni, dei taglietti che arrecano fastidio quando si formano e nel momento della cicatrizzazione. Questo può portare problemi a livello psicologico anche tra le coppie più affiatate. Ma, oltre a queste problematiche, ci sono conseguenze che si ripercuotono nella vita quotidiana
Quali?
Oltre al dolore che si prova quando si indossano indumenti stretti, per esempio dei jeans, e al fastidio procurato dal prurito, la secchezza vaginale può comportare problemi alle vie urinarie come l’urgenza nella minzione o infezioni ricorrenti, quali le cistiti ed è il motivo per cui, in maniera più corretta, si parla, in menopausa, di sindrome genito urinaria
Si può fare prevenzione?
Sì, è necessario che ogni donna faccia prevenzione. Bastano alcuni accorgimenti e, in qualche caso, il cambiamento delle abitudini quotidiane.
Quali sono?
Prima di tutto utilizzare detergenti intimi che non siano aggressivi: oli e creme che non fanno schiume. I lavaggi non devono essere troppo frequenti, al massimo due al giorno. Poi, come per il corpo si utilizzano creme neutre idratanti, così si può adoperarne alcune specifiche per i genitali esterni. Consiglio anche l’applicazione di specifiche creme per uso interno, di solito a base ialuronica
E quali sono le terapie migliori per la cura?
I rimedi più efficaci, che deve indicare il ginecologo dopo un’opportuna diagnosi, possono essere ormonali come prodotti a base di estrogeni, in forma di ovuli, tavolette o creme a base di prasterone, cioè un ormone che poi si attiva in vagina. Ma esiste anche una terapia per bocca, specifica per l’atrofia vaginale, per chi non volesse utilizzare ovuli o creme.
Nei casi in cui queste terapie non siano possibili, per motivi vari, il ginecologo potrà fornire la soluzione più adatta e personalizzata per la singola donna. L’importante è non sottovalutare il problema e parlarne quanto prima senza tabù.
Per quale motivo, nonostante sia così diffusa, la secchezza vaginale è poco conosciuta e trattata?
Spesso sono le stesse pazienti che ne soffrono a non sentirlo come un problema, a pensare che passerà come le caldane e che non sia una vera e propria patologia. C’è imbarazzo e in qualche caso senso di colpa
Senso di colpa?
Sì perché spesso la secchezza vaginale porta difficoltà nell’avere rapporti sessuali, come abbiamo visto. E molte, purtroppo, lo sentono come una responsabilità propria legata, magari, a rapporti di lunga data
E allora, cosa si può fare?
Dalla mia esperienza ho compreso che l’unico modo per far emergere queste problematiche è prendersi il tempo per parlare con le pazienti, ascoltarle e affrontare con serenità queste tematiche. Una visita ginecologica è anche e soprattutto questo: approfondire tutti gli aspetti non solo fisici ma anche psicologici e mentali di una donna
Il ginecologo è anche un po’ psicologo, quindi?
Sì, nel senso che deve andare oltre una visita esclusivamente medica che tenga in considerazione solo la cura e la prevenzione delle patologie. Il ginecologo è per definizione il medico delle donne, un ascoltatore privilegiato e intimo. Dovrebbe puntare a cercare il benessere e una qualità di vita più elevata per le donne, affrontando le problematiche sotto diversi punti di vista. E’ questa, credo, la nuova frontiera della ginecologia.
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