Con un’offerta pensata per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione dai 6 ai 18 anni, l’Istituto scolastico Madonna della Neve di Adro, in provincia di Brescia, è strutturato come una vera e propria comunità educante all’interno della quale docenti, genitori e allievi definiscono le rispettive identità e insieme progettano percorsi di crescita umana allo scopo di potenziare l’offerta formativa e guidare gli studenti al successo scolastico. Ne parliamo con Padre Paolo De Carli e Isa Navoni, rispettivamente direttore e preside dei licei dell’Istituto paritario cattolico bresciano.

«Da noi lo studente è sempre al centro, sia da un punto di vista scolastico che emotivo e relazionale»: parola di Padre Paolo De Carli e Isa Navoni, rispettivamente direttore e preside dei licei dell’Istituto scolastico paritario Madonna della Neve di Adro, in provincia di Brescia, realtà nata nel 1984, quando i Padri Carmelitani, in collaborazione con le famiglie del territorio, decisero di fondare una scuola media cattolica. Nel corso degli anni la scuola si è allargata a tutti i gradi dell’istruzione obbligatoria e oggi comprende anche la scuola primaria e tre licei (scientifico, classico e linguistico).

Come si raggiunge l’obiettivo di formare giovani cittadini in grado di affrontare le sfide della società contemporanea?
Il percorso scolastico è pensato come un vestito su misura: oggi i giovani, se incoraggiati, aiutati e capiti, possono infatti mettersi in gioco con più autostima, volontà e sicurezza nell’affrontare la vita e il mondo del lavoro. Da noi questo si traduce con una prospettiva liceale tale da motivare tutti gli studenti a fare bene e a far emergere tutte le potenzialità qualunque sia la strada che vorranno intraprendere.
In che modo?
Oltre alla possibilità di personalizzare il proprio percorso formativo, gli studenti possono contare su un rapporto privilegiato con gli insegnanti, a cui possono chiedere consigli e sciogliere dubbi durante appositi colloqui personali: questo consente di far emergere attitudini e potenzialità di ciascuno di loro, contrastando anche il fenomeno dell’abbandono scolastico.

Siete tra le prime scuole in Italia ad aver messo in pratica l’innovativo metodo Dada: in cosa consiste?
Dada è l’acronimo di Didattiche per Ambienti Di Apprendimento, metodologia che ci permette di coniugare la qualità dell’insegnamento liceale italiano con la funzionalità organizzativa di matrice anglosassone. Le aule sono così assegnate alle discipline e ai rispettivi docenti e i gruppi classe, attraverso un approccio dinamico, si muovono fisicamente entrando in nuove situazioni di apprendimento. Tale modalità permette di ottimizzare i tempi morti bei cambi d’ora e aiuta la capacità di concentrazione degli alunni.
Quali sono i suoi vantaggi?
Ad ogni Dipartimento è stato affidato un colore identificativo ed è stata focalizzata l’attenzione sulla strumentazione

in adozione: niente più aule standardizzate, asettiche o corridoi tutti uguali, senza identità, quindi, ma ambienti flessibili e personalizzati. I docenti attuano una nuova didattica più collaborativa e motivante.
Avete intrapreso un percorso innovativo che allarga l’orizzonte formativo: questa nuova ricchezza di sguardi si tradurrà in altri progetti?
Il cambiamento è una prerogativa del nostro Istituto che pur restando ancorato ai valori cattolici e agli insegnamenti del passato guarda sempre oltre i confini della scuola tradizionale. A partire dall’anno scolastico 2016/2017, ad esempio, offriremo la possibilità di frequentare il primo corso ad indirizzo musicale per gli alunni della scuola secondaria di I grado. Un’altra novità riguarda le classi prime dei tre licei che, per certe discipline, saranno suddivise in gruppi di lavoro per competenze per stimolare i ragazzi alla condivisione delle conoscenze e al miglioramento reciproco.

L’alternanza scuola-lavoro è obbligatoria anche per i licei: in quale direzione sta andando la scuola italiana?
L’obiettivo è favorire l’orientamento in uscita ma anche promuovere l’autostima e l’auto-organizzazione con il rafforzamento delle “soft skills”, quelle competenze trasversali che possono aiutare la crescita degli alunni consentendo ai futuri diplomati/laureati di avere un valore aggiunto nel proprio Cv e risorse spendibili nel mondo del lavoro e nella vita. Elasticità, flessibilità e spirito di adattamento, tipici dei licei, possono far capire agli studenti le diverse realtà aziendali e come è strutturato il mondo del lavoro, oltre a capire i propri punti di forza e di debolezza, scoprire le proprie passioni e, dunque, fare scelte più adeguate e consapevoli.
E per gli studenti che scelgono l’università?

Le attività di orientamento sono in continua evoluzione e in quest’ottica stiamo proseguendo nella collaborazione con l’Università Cattolica di Milano: ogni studente fin dalla prima avrà un portfolio dedicato al proprio percorso didattico ed extracurriculare per aiutarlo a capire le proprie attitudini e facilitarlo nella scelta dell’università.
Come si responsabilizzano gli alunni a diventare cittadini del domani?
Facendoli sentire parte attiva della scuola attraverso progetti che integrano le attività didattiche delle classi in orario curricolare, oltre ai laboratori pomeridiani di arte, musica, teatro e inglese e al “Tempestivo” nel periodo delle vacanze estive che prevede giochi, preghiera, attività sportive, biciclettate, laboratori. Tutto questo porta gli alunni a inserirsi in una scuola che diventa una comunità di dialogo, ricerca ed esperienza umana e sociale fondata sui valori cristiani e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni.

Quanto conta la vocazione religiosa della scuola?
Ci piace riferirci alle parole di Papa Francesco che ha definito la scuola “un luogo di incontro”. La nostra è una scuola cattolica carmelitana, paritaria, ossia è un sistema di istruzione integrato aperto a tutti, anche ai non cattolici, e in questi anni abbiamo lavorato affinché alunni, docenti e genitori si incontrassero per crescere camminando insieme all’interno della comunità e per il territorio. L’importante è che il bambino con le sue esperienze, le sue abilità, i suoi punti di forza e le sue diversità vada alla scoperta del mondo che lo circonda e, grazie anche alla scuola, possa aprirsi alla pienezza e alla totalità della vita. Lo sguardo cattolico, in quanto “Weltanschauung“, da sempre abbraccia la totalità delle cose e nonostante l’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica per tutti siamo una scuola che non preclude nessuno ma vuole essere una finestra
aperta a 360 gradi sul mondo.
Questa apertura ha consentito di arginare il fenomeno del bullismo?

Il clima di serenità che si respira si traduce in ambienti scolastici non degradati e privi di scritte offensive sui muri. La parola chiave è “capirsi” e per questo abbiamo instaurato un rapporto costruttivo e di collaborazione educativa tra scuola e famiglia improntato sull’accoglienza e sull’aiuto reciproco, a cominciare dal pagamento dell’iscrizione che consente di scegliere liberamente fra 3 fasce di rette che permette, a chi ne ha la possibilità, di sostenere l’Istituto nelle spese per il miglioramento della didattica. Negli ultimi anni la scuola si è interrogata anche sulla questione di uso di internet e dei social network proponendo corsi di informatica e di sicurezza sulla rete rivolti ad alunni e genitori.
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