«Voglio che nel mio studio le pazienti che vengono a controllarsi si sentano a proprio agio». Intervista alla senologa Lorella Fioriti

“Anteo” è uno studio medico a Terni specializzato nella diagnosi della patologia tumorale del seno. Ad occuparsi delle pazienti, purtroppo spesso anche molto giovani, è Lorella Fioriti, radiologa specializzata in senologia. Il suo lavoro è fatto di professionalità e tecnologia, come dimostra il macchinario di ultima generazione per la tomosintesi (che permette una diagnosi più accurata) ma anche di molto altro: a fare la differenza è il contatto umano con le pazienti, l’ambiente che le accoglie, la disponibilità ad ascoltare e affrontare insieme le difficoltà della malattia.
Dottoressa Fioriti, chi è e di cosa si occupa un senologo?
Il settore della radiologia diagnostica è molto ampio, ci sono diverse professionalità al suo interno. Il senologo è un esperto che si occupa di patologia mammaria, quindi di tumori al seno, ed è una figura fondamentale, la prima con cui entra in contatto la paziente quando ha un problema.

Quali sono le difficoltà?
Il tumore al seno è una patologia molto sfumata, difficile da cogliere. Può essere molto diverso da caso a caso, a volte è purtroppo molto aggressivo, altre volte lascia più spazio per intervenire. Proprio per questo motivo serve molta esperienza e, allo stesso tempo, una studio costante del problema. Si tratta di un settore complesso, molti radiologi lo hanno accantonato.
I numeri segnalano un costante aumento dei tumori al seno. A cosa sono legati?
Innanzitutto bisogna fare una premessa: ogni donna è a rischio, a tutte le età, anche le più giovani. Detto questo, il tumore al seno è condizionato da fattori genetici, a
cui si affiancano altri aspetti legati all’alimentazione e all’ambiente. C’è anche un altro fattore poco conosciuto che può influire, ed è connesso con la maternità: oggi le donne fanno meno figli rispetto al passato e questo aumenta il rischio di certe patologie. Quello che mi preoccupa è un sensibile aumento dell’incidenza tra le donne più giovani, basti pensare che nella fascia tra i 40 e i 50 anni l’incremento è stato di circa il 30%.
Quali sono le tappe della prevenzione?
Io consiglio sempre alle donne di controllarsi attraverso l’autopalpazione, il primo e più semplice strumento di prevenzione. Passati i 30 anni è bene fare una visita senologica ogni

anno, superati i 40 è bene sottoporsi ed ecografia e mammografia ogni 12-18 mesi. La mammografia è l’esame base dello screening, si tratta di radiografie eseguite con uno strumento che comprime il seno e permette di esplorare l’intero organo.
Lei utilizza anche una nuova strumentazione per le mammografie. Ci può spiegare come funziona e quali sono i vantaggi?
E’ un macchinario che sfrutta la tecnologia della tomosintesi. Permette di realizzare una visualizzazione tridimensionale delle immagini della mammella, che vengono poi ricostruite in una serie di sottili strati ad alta risoluzione. Questa tecnica riduce o elimina i problemi causati dalla sovrapposizione dei tessuti e dal rumore della struttura che si riscontrano nelle mammogr
afie “classiche”. In altre parole, si riesce ad avere un’immagine più chiara e precisa dell’organo e, di conseguenza, a fare diagnosi più accurate.
Ha già visto dei risultati?
In alcuni casi sono riuscita a vedere dei piccoli noduli che altrimenti non avrei rilevato. Inutile dire quanto sia importante accorgersi in tempo di questo tipo di malattie.
Al di là dell’aspetto medico, la sua professione ha anche un aspetto umano che è difficile da gestire. Come si comunicano certe notizie, nei casi in cui si scopre la malattia?
Si dice che con gli anni ci si abitua a tutto, ma non è così. Quando ci si accorge della malattia, sono io la persona che deve comunicare alla paziente che la sua vita sta per ca

mbiare. In ogni caso, sia che le cose poi si risolvano velocemente o che, purtroppo, siano più complicate, sono io a doverlo fare, e non è mai facile. Le reazioni sono diverse da persona a persona, è un percorso, anche psicologico, che va seguito passo dopo passo. Non a caso nei gruppi multidisciplinari che si creano negli ospedali ora c’è anche uno psicologo.
A proposito di questi gruppi multidisciplinari, quali sono le principali differenze tra il lavoro privato e quello con i colleghi nelle strutture ospedaliere?
La differenza principale è quella del lavoro di squadra e del rapporto con i colleghi. Lavorare a stretto contatto con professionisti specializzati in altri settori mi ha arricchita e mi ha permesso di acquisire delle conoscenze che altrimenti non avrei potuto avere. I gruppi multidisciplinari funzionano molto bene, sono il modo migliore per seguire tutti gli aspetti di una malattia e per cercare di curarla. E poi
lavorare tanti anni in ospedale mi ha permesso di vedere un gran numero di casi e di migliorarmi sempre di più.
Come riesce a creare un rapporto di fiducia con le sue pazienti?
Cerco sempre di mettermi in una posizione di ascolto e di dialogo. Non si può essere distaccati, è molto importante che le donne che vengono nel mio studio si sentano a proprio agio. Proprio per questo ho voluto che fosse colorato, per certi versi rilassante. Ho chiamato questo posto “Anteo”, che significa “fioritura”, “rinascita”. Ecco, mi piace pensare che le mie pazienti trovino uno spirito comunque positivo quando vengono da me.

Come è nata la sua passione per questo lavoro?
Mi è sempre piaciuta la radiologia, ho buona memoria visiva e un amore per le immagini in generale. Ma la passione è una cosa che va coltivata, a mio avviso in campo professionale aumenta con l’aumentare delle competenze. L’importante è che ci sia sempre la voglia di imparare. Nel nostro campo non si può rimanere indietro, ci si deve aggiornare continuamente: patologie, diagnosi, cure, tutto cambia molto velocemente, e anch’io devo stare al passo con i tempi. La tecnica della tomosintesi, ad esempio, la vidi per la prima volta in un convegno medico a Chicago, dove intuii immediatamente i vantaggi che poteva dare.
Quale consiglio darebbe alle donne per il controllo e la cura di patologie tumorali del seno?
Di fidarsi solo dei centri e degli ospedali che applicano le linee guida per questo tipo di malattie. Diffidare di medici che non fanno aggiornamento, che lavorano in strutture non adeguate. A livello nazionale sono state create delle “Breast unit”, centri di senologia multidisciplinari, che certificano gli ospedali che hanno determinati requisiti qualitativi e quantitativi. Tutti possono andare a controllare quali sono e quindi fidarsi dei professionisti che ci lavorano.
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