L’azienda umbra realizza cibi secchi per cani e gatti in conto terzi: prodotti personalizzati ed esportati in tutto il mondo – Intervista al presidente e al direttore generale di Befood: Giorgio Scassini e Fabio Bernini

Una start-up nata pochi anni fa che si è subito imposta all’attenzione dei clienti. Prima di chiedervi le ricette dei vostri prodotti, qual’ è l’ingrediente del successo aziendale?
«Non aver mai snaturato nella pratica la filosofia delle intenzioni: ovvero puntare incondizionatamente sulla qualità, con prodotti premium e super premium d’eccellenza. Fatti con carne fresca, ingredienti di prima scelta e arricchiti con integratori naturali al fine di sviluppare buona salute e garantire elevata digeribilità. Andare oltre il semplice mangime per cani e gatti, e pensare in prima istanza al benessere dei nostri amici a quattro zampe. Ecco perché, piuttosto che di mangimi, preferisco parlare di alimenti, di nutrizione. La ricerca del meglio è la chiave di volta, che unisce il concetto di filiera alla vocazione internazionale».
Due aspetti conciliabili?
«Certamente. Da una parte c’è il territorio con tutte le sue risorse e opportunità, fornitori seri che controlliamo personalmente. Ovvio non tutte le materie prime possono essere prese a “km 0”, ma dove possibile – come per i cereali – lo facciamo. Abbiamo creato un network di agricoltori di nostra fiducia, che vengono sottoposti a rigidi controlli già in fase di stoccaggio. Senza risparmiare a monte, perché il processo funziona come un imbuto: se metti ingredienti di qualità in alto, lavorati con tecnologia al top, allora scenderà un ottimo prodotto. E con questo arriviamo alla seconda dimensione, l’internazionalizzazione di Befood».

Perché è la qualità a fare la differenza anche nel settore degli alimenti per animali domestici?
«Esatto: noi ora abbiamo una cinquantina di clienti ed esportiamo in 18 paesi del mondo, fino alla Cina. L’export rappresenta il 10% in valore ed è uno degli asset di sviluppo. Ma non saremmo arrivati fin qui senza aver visto come funzionavano le cose nella complessa filiera alimentare per animali…».
Facciamo un passo indietro, allora: presidente ci racconti qualcosa della sua storia…
«Sono un imprenditore agricolo (Allevamenti e aziende agrarie) e opero nel settore Pet dal 1988. Piano piano ho maturato l’idea di avere uno stabilimento di proprietà dove produrre Alimenti di qualità e utilizzare in prima persona il know-how accumulato in giro per il mondo».

E come ha preso forma il progetto?
«Ho catalizzato una cordata di imprenditori e puntato sul piano di sviluppo rurale. Fondi preziosi per le aziende che volevano creare valore aggiunto: noi siamo stati i primi a scovare questa opportunità. Il valore aggiunto sta nella valorizzazione dell’ambiente, delle persone oltre che nel creare ricchezza».
Ma i produttori che ha visto in giro per l’Europa cosa avevano – e cosa hanno – in meno di voi?
«Guardi, non voglio fare propaganda o parlare male di qualcuno. Per semplificare dico solo che nei numerosi viaggi prima della realizzazione del nostro stabilimento insieme al Direttore Generale di Befood, Fabio Bernini, spesso ci siamo trovati di fronte a proposte di mangimi dry rigide, standardizzate, uguali per tutti».

Che cosa significa?
«In sostanza, viene proposto un prodotto preconfezionato, croccantini già belli e pronti senza nessuna possibilità di adattarsi alle esigenze del cliente. Così tutti i marchi hanno la stessa soluzione, un’omologazione totale».
Perché, direttore, ci sono altre possibilità?
«È proprio questo il punto. Noi abbiamo invertito il ragionamento: si parte da un foglio bianco e non è solo un modo di dire. Si ascoltano le esigenze di chi ci sta di fronte, si interpretano, quindi passa all’azione con una customizzazione esclusiva. Anche per questo abbiamo sviluppato oltre 135 ricette. Prodotti specifici per ogni razza, taglia, età, funzionali, ecc.…».

Ecco, parliamo del cliente: come si articola il vostro servizio?
«Su più livelli: produzione, confezionamento, marketing e logistica. Perché ogni aspetto è importante e va valorizzato. Fermo restando che il contenuto ovvero l’alimento è la cosa più importante, perché finisce nella pancia degli animali, è ovvio che la cornice in cui si inserisce il prodotto non ha un ruolo marginale. Si devono scegliere i materiali, i colori, i claims più corretti, puntando su una efficace strategia di comunicazione».
E che cosa potete offrire più rispetto agli attuali competitor?
«Befood è un’azienda che investe molto. Puntiamo sulla tecnologia con impianti di ultima generazione. Dai sistemi di macinazione e stoccaggio a quelli di essiccazione, dalla gestione automatizzata dei processi ai programmi di confezionamento dei sacchetti. Anche qui si ripete il connubio: ci sono ottime aziende umbre accanto a grandi produttori americani e tedeschi. Ma alla base del nostro lavoro ci sono le persone con la loro passione: un’azienda giovane, con un alto numero di laureati. Questa risorsa non potrà mai copiarcela nessuno».

Un esempio dei vostri prodotti?
«Il nostro fiore all’occhiello sono i prodotti dry realizzati con carne fresca partendo da porzioni di macellazione, spesso in origine destinata all’alimentazione umana. Tra poco lanceremo una nuova linea dopo una sperimentazione durata 18 mesi. Questo è un punto fondamentale: vigiliamo h 24 con analisi di laboratorio e controlli di certificazione».
Il fatturato è aumentato esponenzialmente: siamo passati da meno di un milione di euro nel 2011 ai quasi diciotto del 2015. Quali sono i progetti per il futuro?
«Mentre parliamo è già in corso un processo di ampliamento con il montaggio della seconda linea di estrusione: entro 12 mesi contiamo di raddoppiare le nostre potenzialità in termini di produzione. Il tutto senza smarrire la nostra anima: produrre benessere per cani e gatti, come recita la nostra Mission. E questo conta più di ogni guadagno!».
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