Miniaturizzati e tecnologici: l’ultima frontiera in campo acustico sono i ricaricabili e gli “open fitting”. «Ma tutto parte da un protocollo rigoroso e un servizio di consulenza su misura», spiega il titolare di Audiopro, studio autoprotesico di Cesena
Massimiliano Arcidiaco, lei è un tecnico audioprotesista con una vasta esperienza nel settore: perché i problemi legati al nostro udito sono in aumento?
«Per i fattori più disparati: inquinamento acustico esponenziale, cattive abitudini come ascoltare la musica ad alto volume, ma anche abuso di alcol, farmaci e fumo. Si ritiene che la sordità sia un fenomeno fisiologico dovuto all’invecchiamento, ma non è sempre così. Anzi, può essere un campanello di allarme per altre patologie».
Quindi i problemi all’udito, se trascurati, possono avere ripercussioni ad altri livelli?
«È un rapporto semplice: maggiori sono i problemi di udito, maggiore è il rischio di incorrere nello sviluppo di una demenza. Esiste una relazione bidirezionale e un grave deficit uditivo è in grado di aumentare di ben 5 volte il rischio. Per non parlare degli stadi depressivi: l’orecchio non “passa” gli stimoli al cervello e quindi si hanno limitazioni cognitive che possono innescare problemi relazionali»
Il classico caso dell’anziano lento a capire che si estranea dal contesto?
«Esatto: magari non ha altri problemi e potrebbe comprendere i dialoghi, si tratta solo di avere lo strumento adatto. Oggi ne esistono di ogni tipologia: con tecnologia wireless e bluetooth possono essere collegati direttamente al televisore. Poi ci sono i ricaricabili: facili da pulire, non hanno batterie, basta toglierli prima di coricarsi ed avere l’accortezza di metterli in carica».
Apparecchi per ogni esigenza, insomma..
«Come gli open fitting, di ultima generazione con adattamento aperto: il suono entra liberamente senza più bisogno di occludere il condotto. Ma davvero oggi le soluzioni sono disparate, anche pensate appositamente per i più giovani. Ormai il pregiudizio sugli apparecchi è stato sdoganato: è giusto che siano considerati accessori da indossare alla stregua di un occhiale. Quindi anche l’attenzione all’estetica è massima».
Ma se in commercio se ne trovano di tutti i tipi, qual è il valore aggiunto a suo avviso?
«Il professionista. Scegliere un tecnico altamente specializzato in grado di seguire le necessità del nostro udito è il primo passo. In questo settore è fondamentale il servizio di consulenza, la possibilità di essere monitorati regolarmente e avere un punto di riferimento in caso di urgenze»
Oggi il cliente può scegliere tra il grande gruppo e il singolo professionista: quali sono le differenze?
«Non entro nel merito del lavoro altrui. Di certo, se si sceglie il brand viene meno la possibilità di essere seguiti dallo stesso professionista nel corso del tempo. Ma si tratta di cambiare la rotta dell’intero sistema: il nostro settore è ancora privo di un albo professionale, quindi alcuni si muovono secondo logiche meramente commerciali. Credo che invece l’attenzione ai dettagli e alla cura del cliente vengano molto prima della vendita».
Parliamo proprio della fase precedente alla scelta di un apparecchio acustico: da Audiopro la prima visita è gratuita, può spiegarci come si articola?
«Secondo un protocollo rigoroso. In una prima fase si esegue un’audiometria protesica e un’otoscopia per assicurarsi che non ci siano ostruzioni. Quindi si eseguono i test e le regolazioni con metodo misure in vivo , unico sistema in grado di personalizzare la giusta amplificazione a livello del timpano».
Quindi si procede all’acquisto?
«No. Ci sono altre tre fasi: quella di adattamento, il controllo e il collaudo, dove si effettua un guadagno d’inserzione. Ossia si valutano insieme al cliente i benefici in modo oggettivo. Soltanto al termine di questo percorso abbiamo la parte commerciale: gli apparecchi possono essere acquistati o restituiti, senza forzature».
Molte persone sono spaventate dal costo…
«Un bravo tecnico audioprotesista deve saper consigliare la giusta soluzione anche valutando le reali esigenze della persona. Chi sta spesso a casa può anche limitare la spesa e scegliere un apparecchio più economico. È chiaro che un giovane con una vita sociale più attiva sarà invece interessato ad avere il meglio: ne va della nostra salute, ma anche della nostra vita sociale».
Per concludere, proprio con i più giovani: lei dopo la laurea e il perfezionamento al Nal (National Acoustic Laboratories) di Sydney, ha conseguito un Master in riabilitazione protesica infantile presso l’università di Modena. Com’è l’approccio con i bambini?
«Servono competenze trasversali, anche doti psicologiche per gestire l’ansia dei genitori. Oggi in Italia un bambino su mille nasce sordo ed è importante intervenire in fretta in quanto le vie sinaptiche si formano nei primi tre anni di vita: da tre mesi in poi si può ricorrere all’apparecchio acustico».
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