Come nasce un extravergine di oliva di qualità superiore: nello storico Frantoio Palmadori di Acquasparta (Terni), coesistono metodi di lavorazione antichi e macchinari all’avanguardia. E con l’e-commerce, dal 2017 anche i palati più distanti saranno facilmente raggiungibili – Intervista al titolare, Massimo Palmadori

Massimo Palmadori, lei rappresenta la terza generazione di una vera e propria dinastia di frantoiani. L’esperienza, maturata in oltre cento anni di storia, è alla base del vostro duraturo successo?
«La profonda conoscenza dei metodi di raccolta e lavorazione delle olive è un sapere che non si improvvisa. Come l’attenzione alla qualità delle materie prime che io, mia moglie e i miei figli, selezioniamo nei nostri oliveti intorno alla frazione di Portaria. Lavoriamo anche in conto terzi, sia privati che aziende: pensi che chi porta le olive qui può scegliere tra vari metodi di estrazione e spremitura».

Ci spieghi meglio: cosa trovano i clienti nel moderno frantoio di Portaria?
«Accanto all’impianto classico con macine in pietra e presse idrauliche per la spremitura, abbiamo adottato sistemi più veloci e all’avanguardia per l’estrazione (tutti i macchinari sono fabbricati da eccellenze umbre come Rapanelli e Tecnoliva, ndr). Un accorgimento utile perché ogni anno la raccolta è più veloce e le olive vanno lavorate nel minor tempo possibile».
Ecco, ma chi viene al Frantoio Palmadori – oltre al servizio di lavorazione delle olive e la possibilità per i terzisti di lasciare l’olio in deposito per effettuare le vendite – trova una vera e propria boutique con prodotti certificati…
«Il nostro punto vendita raccoglie alcune eccellenze umbre, dalle marmellate ai prodotti naturali per la cosmesi, sino all’artigianato locale. La nostra offerta si nutre della tradizione per questo motivo ci sono alcune esclusive come il “limonolio”, un olio ottenuto macinando olive e limoni insieme, come faceva mio padre. Ma la commercializzazione non si esaurisce qui…».

Vuol dire che è possibile acquistare l’olio Palmadori e gli altri esclusivi prodotti anche a distanza?
«È già possibile: effettuiamo consegne anche fuori regione, dall’Italia settentrionale ai Paesi extraeuropei, come il Giappone. Ma dal 2017, sarà ancora più semplice acquistare i nostri prodotti grazie al servizio di e-commerce presto disponibile sul nostro sito».
Insomma, Palmadori porta l’olio della tradizione umbra in giro per il mondo. Eppure non avete perso il contatto con le vostre radici…
«Cambiano i sistemi di estrazione, cambiano le stagioni: se prima si raccoglievano le olive molto più tardi, comunque il punto di partenza resta lo stesso. E il comprensorio di Acquasparta – situato tra le colline di Sangemini e le rovine romane di Carsulae – rappresenta l’ambiente ideale per realizzare un prodotto di eccellenza».

Questo è senza dubbio un valore aggiunto: ma perché l’olio Palmadori non si trova nella grande distribuzione?
«È stata una scelta precisa per mantenere un’alta qualità e al contempo contenere i prezzi. E poi puntiamo molto sulla fidelizzazione della clientela, sul passaparola di chi ha già provato almeno una volta il nostro olio».
Però al supermercato si trovano varie tipologie di olio di oliva prodotte dalle multinazionali, anche a tre euro a bottiglia. Cosa c’è dentro e come può difendersi il consumatore?
«Senza entrare nel merito di ciò che fanno i grandi gruppi, il consiglio che do è di leggere l’etichetta. Deve almeno riportare la dicitura “olio extravergine di oliva di qualità superiore ottenuto direttamente dalle olive”, poi certo molto dipende anche dalla provenienza della materia prima…».

Servirebbe maggiore consapevolezza da parte dei consumatori?
«E più informazione. Ad esempio un luogo comune da sfatare è che l’olio ideale per friggere sia quello di semi in quanto più “leggero”. È una credenza errata e pericolosa in quanto l’olio di oliva mantiene un punto di fumo più alto e non sprigiona tossine».
Insomma produrre olio significa anche parlare di cultura. E il Frantoio Palmadori, che ha una funzione didattica per le scolaresche, è all’avanguardia anche dal punto di vista ecologico…
«Abbiamo un moderno impianto fotovoltaico per ridurre l’impatto energetico. Le biomasse ottenute dalla sansa vengono impiegate per il riscaldamento, mentre gli scarti della lavorazione, come l’acqua di vegetazione, vengono riversati negli uliveti come fertilizzante. Quando vengono gli alunni in visita rimangono sempre affascinati dal ciclo dell’oliva».
Della quale non si butta via niente…
«Anche questo è un messaggio importante: è un’eredità da lasciare alle future generazioni».
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