L’attenzione per l’ambiente e la qualità dei prodotti da portare in tavola è sempre più forte nella nostra società e l’agricoltura, in questo senso, riveste un ruolo di primaria importanza. Se fino a qualche anno fa l’interesse si concentrava soprattutto sulle coltivazioni biologiche, oggi si guarda oltre il più ampio concetto di ecosostenibilità. Ne parliamo con Sandro Passerini, titolare insieme al fratello Giampietro dell’Azienda agricola Cirenaica, parte del consorzio Produttori Agricoli Parco del Ticino Scarl, che raggruppa molte aziende a Marchio Parco Ticino – Produzione Controllata.
Passerini, cos’è la vera ecosostenibilità?
“Ci sono due aspetti fondamentali da tenere in considerazione, quello ambientale e quello paesaggistico. Oggi è ecosostenibile ciò che ha a cuore i concetti di ambiente, paesaggio, salute, soddisfazione per l’uomo ed economia locale”.
Partiamo dal primo. Qual è l’aspetto importante dal punto di vista ambientale?
“Il rispetto, che emerge dal modo in cui si coltiva la terra e ci si rapporta con l’ambiente stesso. Parliamo di scegliere la coltivazione di un determinato terreno considerando la qualità del suolo, optando per la rotazione delle colture e per la previsione di un piano pluriennale in modo da valorizzarne le caratteristiche, di una corretta gestione delle risorse idriche e, chiaramente, di evitare o comunque limitare l’uso dei prodotti chimici di sintesi per le coltivazioni. Noi, per esempio, utilizziamo il concime prodotto dai nostri animali invece di quelli chimici. Naturalmente gli animali sono allevati in modo rispettoso”.
Sul fronte del paesaggio, invece, quali sono i fattori determinanti?
“Bisogna guardare all’ecosistema del luogo in cui ci si trova. Coltivare in modo corretto, quindi realizzando siepi, filari e corsi d’acqua, oltre a differenziare le colture fa sì che possa svilupparsi e conservarsi una fauna numerosa e in salute. Se si decidesse di destinare 100 ettari esclusivamente alla coltivazione del mais, per esempio, gli animali e gli insetti presenti andrebbero in difficoltà, senza considerare che attuando una rotazione consapevole delle coltivazioni, capace di valorizzare le proprietà del suolo, è possibile limitare la presenza di infestanti”.
Qual è l’impatto socio-economico di questo tipo di scelte?
«Avere aziende polifunzionali e far parte di un consorzio che comprenda al suo interno diverse attività permette di seguire internamente l’intera filiera legata a un prodotto, a garanzia di una maggiore qualità. Nel consorzio Produttori Agricoli Parco del Ticino e nel Distretto rurale territoriale, per esempio, ci sono aziende che coltivano anche antichi grani, noi di Cirenaica mettiamo a disposizione il laboratorio per macinarlo e produrre la farina, che laboratori artigianali usano per preparare prodotti da forno e pasta. Valorizzare questo tipo di filiera è doppiamente positivo per il territorio: dal punto di vista economico perché tutta la ricchezza rimane al suo interno, e da quello sociale, perché si dà lavoro alla popolazione”.
Così si arriva all’aspetto umano…
“Esatto. Trascorrere il proprio tempo in un ambiente bello, con una buona qualità di vita e un contesto positivo è fondamentale. Si pensi solo al clima di compartecipazione che si crea attorno ad una fattoria didattica e ai rapporti che si costruiscono con i cittadini che scelgono di acquistare dall’azienda agricola i prodotti locali perché consapevoli dell’importanza di privilegiare le coltivazioni e gli allevamenti del proprio territorio”.
Anche il valore salutistico a questo punto diventa facile da riconoscere…
“Sì, creare un ciclo di produzione interno ed integrato permette di monitorare la qualità del prodotto. Ne è un esempio la produzione dei salumi: nel momento in cui un’azienda o un consorzio è in grado di gestire tutti i passaggi, dalla produzione dei mangimi all’allevamento degli animali, dalla macellazione alla lavorazione delle carni, i tempi si accorciano e, non dovendo effettuare spostamenti da un luogo all’altro, per evitare contaminazioni, è possibile ridurre al minimo o addirittura eliminare l’uso di conservanti”.
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