La guerra in Ucraina e la crisi energetica determinano un perdurante stato di incertezza, che mette in crisi i mercati. Nell’anno che avrebbe dovuto sancire la definitiva ripresa economica dopo la pandemia ci si trova davanti ad imprese in difficoltà, nonostante abbiano ordini importanti. In un simile contesto, con l’inflazione in continuo aumento, anche la gestione dei risparmi diventa più che mai complessa. Ne parliamo con Simone Manferdini, consulente finanziario con oltre vent’anni di esperienza.
Manferdini, cosa sta succedendo?
“Siamo davanti ad un sistema produttivo che sebbene abbia ottime possibilità di crescita, dal momento che ordini e commesse non mancano, è in difficoltà. È uno scenario mai verificatosi prima. Al contempo l’inflazione ha raggiunto livelli altissimi, già oltre l’8%, e continua a salire, ragione per cui le Banche centrali sono obbligate ad intervenire alzando i tassi di interesse. Tutto ciò, evidentemente, crea una situazione complessa per la gestione del risparmio”.
Come influisce l’aumento dei tassi d’interesse sul mercato obbligazionario?
“In modo importante e non positivo. Il prezzo delle obbligazioni cresce in modo inversamente proporzionale ai tassi, quindi in questo momento hanno perso valore anche per percentuali a doppia cifra”.
Va meglio sul mercato azionario?
“Purtroppo no. Solitamente quando il mercato azionario non va bene quello obbligazionario cresce e viceversa, ma in questa situazione sono entrambi in difficoltà. Gli indici globali dei due mercati dall’inizio dell’anno presentano differenze minime. L’incertezza risulta determinante”.
Eppure subito dopo l’arrivo della pandemia la situazione era ancora più complessa e la si è superata.
“Esatto, ma il contesto attuale è diverso. Durante il lockdown, a marzo 2020, le borse in un mese hanno segnato un -37% dell’indice Morgan Stanley Capital World: un calo mai visto prima, seguito però da una rapida ripresa. Oggi siamo a -20%, ma il valore di due anni fa faceva meno paura: la crisi era stata causata dalla pandemia ed era chiaro che, posto un rimedio all’emergenza sanitaria con la predisposizione dei vaccini, le difficoltà si sarebbero ridotte. L’inflazione, inoltre, era negativa, quindi le Banche centrali potevano tenere molto bassi i tassi d’interesse. Oggi, invece, i tassi salgono e per contenere l’inflazione le Banche centrali ritirano denaro”.
Come si deve muovere, quindi, chi ha patrimoni liquidi da gestire?
“Sicuramente tenere il denaro fermo sul conto corrente è improponibile, perché con l’inflazione a questi livelli significa avere perdite. Per 100.000 euro fermi sul conto oggi se ne perdono circa 10.000 all’anno in potere d’acquisto”.
Quindi che consigli si possono dare a queste persone?
“Innanzitutto di evitare il fai da te, mai come in questo momento è importante affidarsi a professionisti che abbiano competenze specifiche. Investire oggi è un’attività complessa, che se affrontata nel modo sbagliato può rivelarsi molto rischiosa. Guardando agli investimenti è sicuramente importante diversificare”.
In che senso?
“È bene prevedere nel proprio portafoglio sia una componente azionaria che una obbligazionaria e considerare anche le nuove opportunità di investimento nell’economia reale, quindi in aziende private”.
Qual è la sua formula?
“Ovviamente non esiste una formula uguale per tutti, bisogna sempre partire da un’analisi personalizzata caso per caso. In linea di massima, però, investire parte dei propri fondi in obbligazioni a tre anni che danno il 3,5% può essere un’ottima alternativa al conto corrente con l’inflazione attuale all’8,4%. Sul fronte azionario, invece, il suggerimento è di entrare in modo graduale sul mercato. Non possiamo sapere se i valori attuali sono i più bassi che si raggiungeranno, ma sicuramente sono molto bassi, quindi acquistare gradualmente consente di approfittare dei vari minimi e di avere ottimi rendimenti in futuro. L’economia, infatti, tornerà a crescere, ma è necessario avere pazienza e iniziare ad accumulare oggi partecipazioni”.
E l’economia reale?
“Oggi questa possibilità, che fino a poco tempo fa era riservata a investitori grandi o istituzionali, è disponibile anche per i piccoli risparmiatori, che possono acquistare partecipazioni in aziende private. Parliamo di investimenti a medio e lungo termine, circa 8 – 10 anni, che di norma possono avere rendimenti a doppia cifra e beneficiano di agevolazioni fiscali. Chi investe in questi fondi, oltre ad avere una buona marginalità, contribuisce alla crescita dell’economia del Paese. L’ideale sarebbe destinarvi circa il 20% del proprio capitale, che se impiegato bene può dare stabilità all’intero portafoglio”.
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