La tecnologia e il know how, l’energia e l’informazione… Dialogo “a mente libera” con Samuele Mazzini su un momento di cambiamento epocale

Dopo quindici anni di soluzioni ideate per settori industriali di ogni genere, il “Multiple rotor transmission” – ovvero il prodotto che ha dato vita al ramo d’azienda IET, Integrated Electric Transmission – è forse il brevetto più importante della carriera di Samuele Mazzini?
E’ vero, un colpo così capita una volta nella vita. E dire che è nato per gioco, alcuni anni fa: all’epoca era un’idea controcorrente, il mercato non era ancora assolutamente pronto, sarebbe stato facile anche fare la figura del “patàcca”, come si dice in Romagna… Eppure, i vari test mi hanno confermato che poteva essere davvero un sistema rivoluzionario, e ho continuato a crederci e a investire soldi ed energia. Il risultato è un prodotto straordinario, al punto che l’abbiamo brevettato praticamente ovunque: addirittura negli Stati Uniti, dove pure è difficilissimo far passare un brevetto estero. Il paradosso è che adesso dobbiamo frenarci, aspettare i tempi del mercato, mantenere una dose adeguata di autocontrollo. Ma va bene
così, questo è un prodotto che nei prossimi dieci anni farà faville…

Come fa ad esserne così sicuro?
Perché il mondo dei trasporti sta cambiando molto velocemente. Grazie alla tecnologia, e alla possibilità di utilizzare nuove fonti di alimentazione rispetto ai carburanti derivati dal petrolio, nel giro di pochi anni il settore delle automobili non si baserà più esclusivamente sul motore a scoppio, e tutto sarà improvvisamente diverso. Fino ad oggi, se ci pensate, l’evoluzione dell’automobile si è basata su ben poche novità, almeno a livello di vera ricerca. Si parte sempre dal motore – che è simile a quello delle origini – e da quello si sviluppa il resto della vettura, dall’asse alle ruote, con proporzioni abbastanza standardizzate. Ma l’imporsi sul mercato globale di motori alimentati in maniera diversa – e quindi totalmente differenti anche come dimensioni – farà saltare gli abituali punti di riferimento: si ragionerà a mente libera, potranno esserci, che so, ruote del diametro di un metro, auto fatte in maniera totalmente diversa rispetto a quelle attuali. E in questo cambiamento epocale, credo che i nostri sistemi potrànno avere uno spazio importante. Ecco perché sono ottimista.
Facciamo un passo indietro, a questo punto. Al di là delle passione per i motori, al di là della “fortuna”, quali sono gli ingredienti per arrivare a un brevetto così importante?
Il nostro ingrediente base è il gusto per la ricerca. Parlo di ricerca, attenzione, non di semplice innovazione: innovare significa migliorare una macchina già esistente con particolari nuovi, e questo lo fanno in tanti; ma la ricerca è tutt’altra cosa, è quella che porta a realizzare strumenti completamente nuovi, ma necessita di applicazione, di test continui, di costanza, di fantasia… Poi è importante la capacità di utilizzare la ricerca andando oltre alla semplice richiesta di un singolo cliente. Quando fondai SMRE con mia moglie, 16 anni fa, la mia idea base era quella di creare uno studio di progettazione per macchine industriali che puntasse sul problem solving: mi piace l’idea di risolvere problemi, e di riuscire a farlo in ambiti diversi. La nostra forza è stata quella di fare sempre tesoro di ogni risultato: abbiamo creato un know how interno di soluzioni talmente ampio, che ci permette di trasmettere esperienze da un settore all’altro, come se fossimo maggiordomi… Il che presuppone anche di avere un archivio adeguato, un’organizzazione in grado di tenere memorizzate tutte le ricerche, tutte le applicazioni sperimentate, per poterle poi riprendere – anche come punti di partenza – ogni volta che ce ne sia bisogno.


Quindi la ricerca non è solo questione di soldi…
Questo è il più facile degli errori, e lo fanno in tanti. Gli investimenti sono importanti, ovviamente, ma non bastano i soldi per realizzare nuove tecnologie. Il valore di un’azienda oggi non sta nel fatturato, ma nel know how: si viene valutati sul poten-ziale, sul posizionamento tecnologico rispetto a un preciso momento storico. E que-sto scardina le “abitudini” industriali ed economiche degli ultimi 150 anni. Anche SMRE oggi gode di questa logica: grazie ai suoi brevetti l’azienda vale molto di più di quanto non dica il semplice fatturato, come da anni ci insegnano gli americani che valutano le aziende tecnologiche ben oltre i semplici parametri tradizionali ma tenendo in grande considerazione il “peso” del know how e dei progetti di ricerca in loro possesso.
In poco più di 15 anni, partendo dal problem solving, siete arrivati a propulsori elettrici del futuro. Cosa succederà alla SMRE nei prossimi 15 anni?
Difficile dirlo nel dettaglio. Quel che è certo è che il mondo sta cambiando con rapidità: oggi il cuore del mercato non è più nei prodotti, ma nelle informazioni. Credo che i business principali del futuro saranno le transazioni e l’energia: io ho già in mente altri progetti, allora, ma non è ancora tempo di parlarne…
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Sito internet: www.smre.it